Ragionando di guelfismo e dintorni
Di seguito alle riflessioni recenti di Ornaghi e Ruini, che non per caso hanno toccato anche il tema del gualfismo, "il Foglio" ha pubblicato un editoriale che vale la pena leggere e discutere: http://www.ilfoglio.it/soloqui/7015 . Per conto mio comincio con tre spunti di riflessione.
1. Nella sua storia complessiva (non conclusa, pare e si spera), ricca e variegata, il guelfismo è stata in Italia forse l'unica cultura politica di massa (o per lo meno non propria solo di cerchie riscrette) che ha assorbito i principi del costituzionalismo anglosassone. Questo (tra l'altro) ne fa un unicum prezioso per la democrazia italiana, altrimenti dilaniata dalla polarizzazione tra masse a- o anti-liberali ed élite liberali ma dirigiste (es. azionismo).
2. Sarebbe fondamentale spiegare perché il guelfismo è culturalmente centrista (come "il Foglio" spiega benissimo) e istituzionalmente bipolare (come Ruini ha intuito). Altrimenti si retrocede al centrismo cattolico trasformista oppure al bipolarismo con cattolici senz'anima. E dunque al presente bipolarismo che tiene in piedi solo il prezioso paradosso-Berlusconi. Senza guelfi organizzati il bipolarismo in Italia non si stabilizza.
3. Perché non indagare la sottile differenza che passa tra Lonegran(-Ruini) e De Lubac(-Ratzinger)? Si capirebbero un sacco di cose. Può sembrare uno sfizio ma forse non lo è ...
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