Per un nuovo multilateralismo, di Rosario Sapienza

L’affermazione secondo cui il multilateralismo è finito è comune ed è collegata all’altra, secondo la quale ciò sarebbe essenzialmente dovuto all’azione del presidente americano Trump. In realtà, penso che sarebbe meglio dire che una stagione del multilateralismo, quella fino a questo momento guidata dagli Stati Uniti, è finita. Come ha sostenuto il politologo francese Zaki Laïdi, infatti, oggi l’ordine internazionale appare attestato su un assetto doppiamente bipolare nel quale gli Stati Uniti giocano ancora un ruolo centrale, ma su due fronti distinti.
Il primo è quello della competizione economica con la Cina, il secondo è il confronto geopolitico con la Russia in Medio Oriente e lungo il fianco orientale della NATO.
E fino a quando questo doppio confronto non si risolverà, è abbastanza difficile che si parli di multilateralismo. Poi dopo si vedrà … non è detto che non si ritorni a parlarne.
Vorrei però sottolineare che quando si parla di multilateralismo, c’è in giro molto di più della sola disponibilità degli Stati a cooperare fra di loro. Le organizzazioni della società civile, che nel 2018 hanno partecipato alla Conferenza delle Nazioni Unite, hanno infatti adottato per acclamazione un documento finale che propone un nuovo multilateralismo, incentrato sulle persone.In questo documento si segnalano sia gli specifici impegni a tal fine assunti dalla società civile, sia le richieste rivolte agli Stati membri delle Nazioni Unite, alle imprese e alle Nazioni Unite come organizzazione.
Vorrei anche sottolineare la dichiarazione dei giovani “Siamo noi, il Futuro”, adottata in quella stessa occasione, che descrive gli impegni assunti dai giovani e una serie di visioni, impegni e raccomandazioni volti a contribuire agli sforzi delle Nazioni Unite per attuare l’Agenda per lo sviluppo sostenibile. Il discorso è stato avviato da tempo. In un precedente incontro nel giugno 2016 a Gyeongju, in Corea, queste organizzazioni si erano già impegnate a costruire “una cultura della cittadinanza globale”. L’anno scorso hanno sviluppato l’idea di un multilateralismo centrato sulle persone umane e non solo sugli Stati e la loro diplomazia.
Si vuole così un multilateralismo che abbia a cuore al contempo i diritti umani e l’ecologia e trovi il suo punto di riferimento fondamentale nel riconoscimento di una crisi nell’attuale sistema multilaterale e nella constatazione allarmante della diffusione di un nazionalismo che considera l’obiettivo di uno sviluppo costruito solo per alcuni, e anzi a scapito di tutti gli altri.
Si vuole anche un multilateralismo che proponga un ritorno al tema della democrazia delle relazioni internazionali: in un mondo profondamente cambiato dove molti attori non statali, come le multinazionali o gruppi armati non statali possono decidere il destino di miliardi di persone, bisogna che le organizzazioni della società civile lavorino insieme per assicurare che i benefici dello sviluppo siano condivisi equamente in tutto il mondo.
Questi documenti propongono insomma un riposizionamento del sistema delle Nazioni Unite basato su questo nuovo multilateralismo centrato sulla gente, attraverso le sue istituzioni globali, in uno spirito di cittadinanza globale.Ed è proprio per tutto ciò che questo progetto impegna la nostra responsabilità, la responsabilità di ogni individuo come individuo, ma anche come associato.E tutto ciò va detto con particolare determinazione oggi in Italia, quando il governo chiude i porti e vorrebbe chiudere anche i nostri cuori, in nome di un egoismo di sistema che è in definitiva il suo unico progetto politico.
Insomma, il multilateralismo ci riguarda
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