Non solo De Mattei ha torto, ma afferma il contrario del messaggio evangelico
Non solo De Mattei ha torto, ma afferma il contrario del messaggio evangelico Lo storico Roberto De Mattei ha affermato che: «Gli attacchi contro di me sono un tipico esempio della dittatura del relativismo denunciata da Benedetto XVI. Perché non ho fatto altro che riaffermare la tradizionale dottrina cattolica sulla provvidenza». Roberto de Mattei, vicepresidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), è di nuovo nell'occhio del ciclone... è nel mirino per una conversazione a Radio Maria, nella quale ha sostenuto che i terremoti «sono una voce terribile ma paterna della bontà di Dio» e che in alcuni casi possono essere castighi divini. «Innanzitutto - replica de Mattei - non parlavo come vicepresidente del Cnr, ma da cittadino e da credente. Mi sono limitato a riprendere un libretto del 1911 scritto da monsignor Mazzella, arcivescovo di Rossano Calabro, che commentava il terremoto di Messina del 1908 riflettendo sul mistero del male. Il punto è che, come insegnano san Tommaso e sant'Agostino, nell'universo non accade nulla che non sia voluto, o almeno permesso, da Dio per precise ragioni. E tra di esse non è da escludere l'ipotesi di un castigo divino, anche se in materia non vi è certezza». In realtà la sua chiave di lettura sembra andare radicalmente contro le acquisizioni condivise dalla teologia biblica cattolica. Infatti nel racconto sulla guarigione del cieco nato (Giovanni, capitolo 9, versetto 1 e seguenti), appare evidente che i discepoli di Gesù tendono a riproporre la dottrina tradizionale della retribuzione affermata anche dal De Mattei (la malattia è conseguenza del peccato proprio o dei genitori). Gesu' però si riallaccia ai testi profetici che affermano chiaramente la responsabilità individuale e ai libri sapienziali che parlano del giusto sofferente, escludendo inequivocabilmente ogni tipo di colpa umana in questo caso di cecità. La traduzione ufficiale della Cei appare inequivocabile: "Passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio."
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