L'articolo di Daniela Preziosi sul Convegno Bachelet (da Il Manifesto)
Mattarella, omaggio a Vittorio Bachelet «uomo del dialogo» —? Daniela Preziosi, 12.2.2015 (Il Manifesto) «Al pomeÂrigÂgio funeÂrali di Togliatti. Vado a “curioÂsare” un poco lungo i Fori impeÂriali. MediÂtaÂzioni sulla vita e sulla morte. Su ciò che conta, su ciò che si vede, su che imporÂtanza abbia ciò che si vede, sul perÂché tanta umile gente abbia troÂvato qui una fede e una speÂranza e perÂché non si rieÂsca a spaÂlanÂcare loro la vera Fede e la vera SpeÂranza; sul signiÂfiÂcato e sul valore emoÂtivo delle banÂdiere. Onore senza fede, senza speÂranza, senza preÂghiere. Che vale? Dico intanto il mio Rosario». Sono le frasi appunÂtate nella pagina del 25 agoÂsto del tacÂcuino anno 1964 di VitÂtoÂrio BacheÂlet. Lo ha voluto stamÂpare la famiÂglia, sopratÂtutto il figlio GioÂvanni, per racÂconÂtare qualÂcosa del padre, del proÂfesÂsore, del giuÂriÂsta, del diriÂgente dell’Azione CatÂtoÂlica ucciso con sette colpi di caliÂbro 32 dalle BriÂgate Rosse 35 anni fa denÂtro la facoltà di scienze poliÂtiÂche dell’università La Sapienza di Roma. E forse anche per racÂconÂtare qualÂcosa di più del catÂtoÂliÂceÂsimo demoÂcraÂtico torÂnato improvÂviÂsaÂmente all’onore delle croÂnaÂche con l’elezione di SerÂgio MatÂtaÂrella («speÂriamo non sia l’ultimo dei moiaÂcani», dice Enzo BalÂboni dell’Università CatÂtoÂlica di Milano), del difÂfiÂcile e torÂmenÂtato rapÂporto con la poliÂtica e con il potere e cioè — ai tempi — con la Dc. Ieri, alla comÂmeÂmoÂraÂzione orgaÂnizÂzata alla facoltà di scienze poliÂtiÂche dai proÂfesÂsori Fulco LanÂcheÂster e SteÂfano CecÂcanti, in un’aula a due passi dalla scaÂliÂnata dove il proÂfesÂsore fu colÂpito menÂtre parÂlava con la sua gioÂvane assiÂstente Rosy Bindi, è arriÂvato anche il preÂsiÂdente MatÂtaÂrella. Un’altra tappa, la sua, della mappa dell’Italia repubÂbliÂcana che semÂbra voler comÂporre dall’inizio del suo manÂdato con parole o gesti simÂboÂlici: le Fosse ArdeaÂtine, il ricordo delle foibe e, ieri, quello della staÂgione del briÂgaÂtiÂsmo e del terÂroÂriÂsmo itaÂliano. MatÂtaÂrella, che merÂcoÂledì aveva già comÂmeÂmoÂrato «la figura esemÂplare» davanti al pleÂnum del ConÂsiÂglio supeÂriore della magiÂstraÂtura (di cui BacheÂlet è stato viceÂpreÂsiÂdente) si siede in prima fila fra una Rosy Bindi visiÂbilÂmente comÂmossa e la famiÂglia del docente ucciso, la signora Maria Teresa, i figli Maria GraÂzia e GioÂvanni. Il preÂsiÂdente non parla ma ascolta con attenÂzione gli interÂventi su un uomo che ha rapÂpreÂsenÂtato molto nella sua forÂmaÂzione perÂsoÂnale e in quella del fraÂtello PierÂsanti, morto per mano della mafia appena un mese prima di BacheÂlet. «UcciÂdono semÂpre gli stessi», conÂclude il conÂveÂgno il proÂfesÂsore CecÂcanti citando una frase di Nilde Jotti, rifeÂrita in realtà all’uccisione di Riberto RufÂfilli, otto anni dopo. Gli stessi cioè «coloro che aveÂvano dimoÂstrato la capaÂcità di tenere insieme le proÂprie scelte perÂsoÂnali con la comÂprenÂsione per quelle degli altri costruendo un camÂmino comune».
Commenti (0)