Il meno peggio è che l'italicum passi
L’italicum, a causa della sua soglia di sbarramento ridicolmente bassa, favorisce la frammentazione dell’offerta politica e riduce perfidamente le possibilità che si formi una minoranza forte, competitiva e responsabile. L’italicum, dal baratro della Prima Repubblica, resuscita le preferenze, l’arma letale della corruzione politica. E va anche oltre, l’italicum, resuscita addirittura le preferenze multiple, che alla istigazione al voto di scambio aggiungono la possibilità del controllo del voto. L’italicum, ancora una volta dal baratro della Prima Repubblica, resuscita le candidature plurime e concede agli eletti di manipolare l’esito del voto e di allentare ancora un po’ il vincolo di responsabilità tra eletti ed elettori. L’italicum potenzia l’effetto negativo di tutti questi perversi meccanismi attraverso l’adozione di collegi ancora troppo grandi, molto lontani dal principio della uninominalità. L’italicum rende impossibile l’uso delle primarie e arduo il bipolarismo. A fronte di questo, però, e in positivo, l’italicum assegna il premio di maggioranza ad un solo partito, il più votato e blocca almeno i capilista. Tuttavia, se quest’ultimo meccanismo garantisce almeno sulla carta un minimo di coerenza ai futuri gruppi parlamentari, tale vantaggio viene immediatamente ridotto perché proprio il partito che vince il premio deve pescare maggiormente tra i signori delle preferenze con l’effetto di mettere a repentaglio dal proprio interno la sua coesione e la coerenza della azione di governo. Il gruppo che vince rischia di essere di essere il meno stabile. La soglia troppo alta di accesso al secondo turno aveva intanto già incentivato la trasformazione dei partiti in corsa per vincere in cripto-coalizioni eterogenee. Questo italicum con tanto di pessimo e poco di passabile è arrivato alla prova finale. Ora due punti vanno tenuti fermi. Le modifiche richieste dalle minoranze (a cominciare da quella interna al Pd) accentuerebbero ciò che c’è di male: chiedono infatti più ancora proporzionale e ancora più preferenze. In secondo luogo, nel caso di un naufragio senza vincitori si andrebbe a votare con il superproporzionale con preferenze inventato dalla Corte Costituzionale, e con due camere: ciascuna con la sua diversa legge elettorale e – prevedibilmente – una diversa maggioranza. In breve, dal 28 Aprile alla Camera si deve scegliere tra tre possibilità: una brutta legge elettorale (ma che almeno garantisce un vincitore), un suo drastico peggioramento oppure una legge elettorale pessima. Per questo c’è da sperare che passi l’italicum. I riformisti, che in materia istituzionale volevano bipolarismo, maggioritario, maggioranza forte che governa e minoranza forte che controlla, un governo ed un leader scelti dagli elettori, hanno ormai capito che neppure Renzi è il loro uomo. Forse sono ormai definitivamente sconfitti, loro e la democrazia italiana ancor più di loro. O, se invece non sono ancora definitivamente sconfitti, sanno che dovranno scontrarsi duramente con Renzi ed i suoi “compagni” (si fa per ridere!), dovranno combattere il suo disegno neocentrista e neocentralista, assai poco riformatore. Forse sarà così, ma dopo. Dopo che sia passato l’italicum. Perché se nella battaglia dell’italicum vincono le minoranze anti-renziane, torna la palude, e nella palude tutto è ancora più difficile. Forse impossibile per quanto è stremato il paese. Decisamente il meno peggio è che l’italicum passi.
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