EMANUELE SEVERINO E NOI, di Luciano Iannaccone
Non conosco con adeguata profondità il pensiero di Emanuele Severino, ma sono stato colpito dalla sua scomparsa ed ho molto apprezzato il ricordo sia di Giovanni Cominelli sul “Sant’Alessandro” che di Francesco Tomatis su “Avvenire”.
Al contrario mi ha spiacevolmente sorpreso il sostanziale silenzio dei responsabili ecclesiali, italiani e romani, come non toccati dalla fine terrena di un “avversario della fede cristiana”. Lungi da me qualsiasi tentazione di attribuire a Severino una visione cristiana, ma la realtà della vita e del pensiero è più complessa del “sic et non”.
Ce lo spiega Tommaso d’Aquino, voce mi auguro non sospetta, proprio all’inizio della “Summa Theologiae” (Parte 1a, Quaestio 1°, Articolo 1) dove si chiede se sia necessario, oltre le discipline filosofiche, “aliam doctrinam habere”. Egli risponde dicendo che era necessario per la salvezza umana che, oltre le discipline filosofiche in cui si indaga con la ragione umana, intervenisse la rivelazione divina. Non solo perché l’uomo è chiamato ad un fine che eccede la capacità di comprendere della ragione, ma anche perché la rivelazione divina è necessaria anche per conoscere ciò che di Dio potrebbe essere ricercato e trovato dalla ragione umana. “Quia veritas de Deo, per ratione investigata, a paucis, et per longum tempus, et cum admixione multorum errorum, homini proveniret”. Era perciò necessario che, oltre alle discipline filosofiche in cui si indaga con la ragione, ci fosse attraverso la Rivelazione la “sacra doctrina”.
Penso che Emanuele Severino sia stato uno di quei “pauci” che, pur con importanti errori, si è approssimato alla “veritas de Deo”. E’ stato così abbacinato dallo splendore dell’Essere da sciogliere “la gerarchia fra l’Ente supremo e gli enti finiti in una sorta di plasma ontologico originario…un fuoco assoluto” (Giovanni Cominelli). Ma ha giustamento lottato contro l’illusione del nulla: anche nell’annuncio cristiano la finitezza creaturale, pur uscendone non è destinata al nulla, ma all’eternità di Dio.
Che tristezza constatare il quasi-silenzio ecclesiale su Severino (diverso ma analogo a quello sull’anniversario della scomparsa del solitario Augusto del Noce) e la incontenibile loquacità sulla buona Greta Thunberg e sui molti tanto peggio di lei, abilissimi nel vendere illusioni e rancori e soprattutto nell’allontanare dalla verità creaturale dell’uomo e del mondo!
Il professor Severino ne sorriderà certamente, con la consueta signorilità.
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