Ancora su Scola, mio intervento sull'Huffington Post
Libertà religiosa: il problema non è che il testo di Scola sia troppo americano, è invece troppo francese sul ruolo della politica Pubblicato: 12/12/2012 10:53 Rispondi Straordinario Divertente Preoccupante Scottante Folle Importante Bizzarro Continua a leggere Scola , Chiesa , Concilio , Giuseppe Dossetti , Kennedy , Papa , Pd , Política , Religione , Stato-Chi , Notizie . Condividi questo articolo 130Massimo Faggioli su un suo recente blog ha svolto una interessante critica del recente (e anch'esso interessante) intervento del cardinal Scola che, dal canto mio, avevo già criticato in una direzione diversa in altra sede. In polemica con Scola, Faggioli ritiene ambigua la nozione di "laicità positiva" perché, se interpreto bene, "non neutrale rispetto al fatto religioso" e denuncia l'eccessiva simpatia verso il modello americano che vi sarebbe anche tra alcuni cattolici del Pd perché potrebbe lasciar spazio ad una "libertà religiosa con alcune religioni orwellianamente più libere di altre". Chiamato in causa su questo secondo aspetto (che può valere come critica verso il cardinale Scola) mi sento in dovere di replicare per dissipare ogni dubbio quanto a me. Potrei limitarmi a farlo sul piano pratico rivendicando il fatto che come relatore in Senato delle varie Intese ho attivamente lavorato (insieme al correlatore collega Malan, anche lui ammiratore del modello americano, ma valdese) per dare riconoscimento pieno anche a confessioni esterne all'ambito giudaico-cristiano come buddisti e induisti. Un iter che segna un grande salto qualitativo e che è terminato finalmente alla Camera proprio nella giornata di oggi. Tuttavia si può e si deve anche replicare sul piano teorico su entrambi gli aspetti. Anzitutto sul piano giuridico. Che la nozione di assoluta neutralità, la quale almeno a prima vista sembra fatta propria da Faggioli, possa essere la più utile nei nostri contesti (eccezion fatta per la tutela penale del fenomeno religioso dove il livellamento assoluto è necessario, come fa giustamente per quel solo ambito la nostra Corte Costituzionale) è cosa messa in dubbio da larga parte della dottrina costituzionalistica di ispirazione democratica e non solo di derivazione cattolica. Come ha scritto ad esempio Augusto Barbera sul Forum Internet di Quaderni Costituzionali quello francese "è un modello di separazione diverso rispetto a quello americano. In quest'ultimo la separazione tende a proteggere le confessioni religiose rispetto alle possibili ingerenze delle istituzioni federali o statali. Il modello francese tende invece a proteggere lo stesso principio di laicità e le stesse istituzioni repubblicane attraverso una forma di 'neutralità attiva' dello Stato, una neutralità definita, appunto, 'militante'... Neutralità dello Stato non significa necessariamente neutralizzazione del fenomeno religioso. In tal caso il principio di laicità verrebbe inteso come 'libertà dalla religione' e dovrebbe comportare che non si possano qualificare i comportamenti dei cittadini sulla base delle motivazioni religiose degli stessi. Ma come riconoscere allora le varie forme di obiezione di coscienza che hanno una motivazione religiosa?" E poi si deve replicare anche sul terreno conciliare. La Dignitatis Humanae può superare la "libertas ecclesiae" e la concezione limitativa della tolleranza perché può far riferimento al modello americano come modello storico concreto (sempre perfettibile e suscettibile di evoluzione, non esente da conflitti vecchi e nuovi, come tutti i meccanismi della società aperta). La contrapposizione tra "monismo" francese segnato dal potere politico onnipotente e potere limitato dell'esperienza americana, come tale incompetente in materia religiosa è al cuore del pensiero di Murray, il più influente ispiratore della Dichiarazione conciliare, e si traduce nei concetti-chiave del documento conciliare: "immunità dalla coercizione" e limiti possibili sulla base del solo "ordine pubblico" anziché del'intero "bene comune". Come ha scritto Silvia Scatena "le caratteristiche salienti del modello americano... si erano andate infatti configurando, nella produzione di Murray, come una sorta di moderno inveramento costituzionale di uno dei principi fondamentali della tradizione cristiana occidentale: il principio cioè della distinzione istituzionale dei poteri, il sacerdotium e l'imperium". In realtà Faggioli non sta quindi difendendo il documento conciliare, ma riproponendo le critiche con cui Giuseppe Dossetti marcava il suo dissenso da Murray e dalla Dichiarazione, visto come espressiva di una matrice culturale "empiristica e individualistica", poco attenta alle "esigenze oggettive del bene comune". Critiche non prive di alcune ragioni anche perché la Corte Suprema americana di fronte a conflitti molto complessi opera spesso in modo non del tutto coerente nel districarsi tra le due clausole del Primo Emendamento ("no establishment" ovvero aconfessionalità e "free exercise" ovvero ampio dispiegamento della libertà religiosa anche nella sfera pubblica), però è dubbio che possa comunque esistere un modello di riferimento più fecondo. In fondo le stesse critiche alla giurisprudenza della Corte Suprema si muovono comunque nella condivisione sostanziale di quel modello. Continuo pertanto a ritenere che Murray, strettamente legato ai Kennedy, e il testo conciliare vedessero più lontano e che siano ancora il riferimento più valido per il pensiero democratico. Ovviamente un conto è ispirarsi a quel modello per le sue caratteristiche portanti e un altro immaginarne l'importazione secca, la clonazione in un contesto diverso dove è vero, come sostiene Faggioli, che manca a priori "una cultura nazionale omologatrice come quella statunitense". Le rigidità del modello francese, a cominciare dall'idea di onnipotenza dello Stato, sono però tali da consentire ancora meno di ispirarsi positivamente ad esso. In questo senso allora, invece di ritenere, come fa Faggioli, che Scola sia internamente coerente perché troppo americano e per nulla francese, ritengo invece che la critica vada indirizzata in senso diverso. Scola è contraddittorio perché affida alla politica un ruolo eccessivo che non ha (in termini di giudizio di fatto) né dovrebbe comunque avere (in termini di valore) secondo l'impostazione americana. E' ancora troppo francese, non troppo poco, come ha notato anche Nicola Colaianni su L'Unità, sia pure volendo utilizzare la centralità della politica in una direzione opposta a quella francese, a favore delle religioni anziché per proteggersi dalle stesse.
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